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Linguaggi: Italiano
(1° edizione 2011, con il titolo Le radici dell’erba)
“Le radici dell’erba sono bellissime per sapienza della parola e per luminosa e fervida alacrità di vicende e di personaggi nell’incanto del paesaggio e delle stagioni”.

“A Bruna Spagnuolo, autrice de Le radici dell’erba, da parte di un lettore:
Leggere un libro per me è come intraprendere un viaggio, anche se nel lontano passato non ne ero affatto consapevole.
Un viaggio spesso difficile, segnato da visibili sforzi fisici e interiori per abbattere il muro del bagaglio ideologico costruito, maturato e ritenuto definitivamente acquisito; un viaggio fatto di trepidanti attese, di rivivere “sapori di sere lontane”; un viaggio a volte, sofferente, a volte entusiasmante, a tratti sublime ...

“Scrittrice prolifica dotata di una vena feconda dove scorrono in ugual misura capacità d’invenzione e una sensibile (a volte dolorosa) coscienza delle problematiche e situazioni nel mondo, l’autrice dà prova in quest’opera di una maturità stilistica e storica da sottolineare. Stupisce la grande abilità con cui B. S. ha accordato i suoi strumenti e talenti su toni, qui realistici, senza, tuttavia, nulla togliere alla ricchezza emotiva che la connota ...

“…/posso solo umilmente dire:
Un libro per adulti che parla al bambino che è in noi, un respirare l'Africa, un dialogo con la propria vita. In nessun luogo l'uomo deve perdere la sua identità.
In nessun luogo l'uomo può perdere se stesso.”

“La conoscenza diretta di questa realtà, delle persone, delle etnie e dei luoghi, delle particolarità linguistiche di un determinato dialetto, tra le centinaia della regione, emergono con prepotenza nelle pagine del libro.”

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STRADE D'ERBA
SCHEDA
Titolo: Il titolo di questo libro nasce da un detto della minoranza Bekwarra.
Genere: Con quest’opera, l’autrice ha creato il nuovo genere romanzo -saggio –dossier/libro di viaggio.
Stile: È letterario, limpido ed elegante lo stile di questo romanzo dossier antropologico di viaggio.
Contenuti/ messaggio: Strade d’erba immortala nelle sue pagine la cultura della minoranza africana bekwarra, con fedele e incredibile rispondenza di realismo, ricchezza straordinaria di particolari e profonda conoscenza dei risvolti atavici e dei tentacoli estranei all’Africa. Rientra nella missione di salvataggio delle radici in estinzione.
Ebenyin è un bambino di sei anni. Vivendo con il padre, la madre, due fratelli e due sorelle maggiori, nel villaggio chiamato Idoku, nel chiefdom bekwarra del distretto di Ogoja, nel Cross River State del Sud nigeriano, assiste a eventi tribali che segnano la sua psiche.
Ha un nome impegnativo: Ebenyin Atabuchi, l’amore di Dio. Assorbe, con i risvolti magici traumatici della sua tribù, anche la cultura antica e sana con cui il suo popolo forma i giovani, difende e cura la comunità e trasmette i rituali religiosi e sociali. Le abitudini di vita, l’alimentazione, le coltivazioni, le celebrazioni, gli animali della foresta e l’assassinio dei babbuini affascinano e impressionano il bambino. La narrazione intensa e viva ci trascina nell’indimenticabile mondo di Ebenyin, tra atmosfere inimmaginabili, personaggi innumerevoli e insostituibili, colpi di scena, emozioni senza limiti, conoscenze inenarrabili e sorprese imprevedibili e commoventi. .La storia di Ebenyin è la storia dell’Africa: se Ebenyin si salverà, salverà l’etnia bekwarra e, se i Bekwarra si salveranno, si salveràl’Africa…
Le rivelazioni scioccanti, che sono racchiuse in questo romanzo dossier e sono tanto ignote al mondo quanto foriere di emozioni mozzafiato, riusciranno a dare corpo alla speranza?