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IL CORREDO DI ANGELA
(PAROLE E IMMAGINI)

Foto V Perugia – testi B. Spagnuolo
Le giovani donne del passato, che non venivano chiamate “ragazze” ma fanciulle, ricevevano dai genitori una “dote”, che poteva comprendere dei terreni, del denaro e il prezioso e irrinunciabile “corredo”.
Considerando che la terra coltivabile veniva misurata in “tomoli” e che il tomolo valeva più di duemila metri quadrati, solo pochissime famiglie avevano condizioni economiche idonee a “maritare” la figlia femmina con parecchi tomoli di terra in dote e aggiungervi anche del denaro e un buon corredo. Poche fanciulle, perciò, potevano ricevere qualche tomolo di terra e del denaro e quasi tutte non ricevevano né terra né denaro, perché la famiglia non poteva privarsi di nessuna parte del poco terreno che bastava a mala pena a sopravvivere e non aveva provviste di denaro. Il corredo era una parte importante della famosa “dote”, era quasi sempre la sola cosa che le spose promesse di umili origini ricevessero ed era oggetto di accordi prematrimoniali, in cui la famiglia dello sposo poteva chiedere, in assenza di terreni o denaro, almeno un corredo importante. La richiesta poteva essere “un corredo da quattro”, “da sei” o addirittura “da dodici”, che includesse, cioè, quattro, sei o dodici capi per tipologia di biancheria (ivi inclusi capi di biancheria intima per lo sposo).



Il corredo, perciò, era la prima
cosa alla quale le madri pensavano, non appena partorivano una figlia femmina,
ispirandosi al detto tramandato di generazione in generazione:
Figlia
femmina in fascia, panni nella cascia”
(figghya fiemmInI ‘n fascI, pannI ‘nd’a
cascI).

Cominciavano a risparmiare e a mettere nella cassa ogni genere di biancheria che potesse essere destinata al corredo della figlia e alla sua futura casa, perché sapevano per esperienza che il tempo sarebbe passato in fretta e che al momento giusto non avrebbero avuto la forza economica di procurare tutto il necessario in un colpo solo. Destinavano alla bambina, da subito, ogni pezzo di tela che riuscivano a tessere da sole, se ne erano capaci, e ogni tessuto (percalle/ popeline/ lino/ flanella/ fiandra/ lino) e stoffa di ogni genere e soprattutto di tela di cotone robusto e duraturo, per le lenzuola, quando avevano qualche risparmio da spendere alla grande fiera annuale e, un po’ alla volta, le preparavano o le facevano preparare alle sarte per i capi di biancheria che, crescendo, la ragazza avrebbe ricamato per il corredo. Le fanciulle dovevano crescere caste e pure e senza grilli per la testa. Dovevano essere laboriose e “fatigatrici” (fatIgatorI), cioè saper badare alla casa, saper cucinare (sapè fa a cucinI) e saper lavorare nei campi. Le fanciulle che erano laboriose e fatigatrici ed erano anche virtuose e sapevano ricamare erano rare.
Ancor più rare erano quelle che riuscivano a trovare, al pascolo, sull’aia, a cavallo all’asino o accanto al fuoco, prima che diventasse troppo buio, la sera, i ritagli di tempo infiniti necessari alle meraviglie del corredo; di loro si diceva: “Quella fanciulla ha le mani pinte” (quila guangnonI ghead’i meanI pindI). Angela, che non era solo una delle fanciulle con le mani pinte, era brava nei lavori contadini alla pari di un uomo, si prendeva cura della casa come le donne più virtuose, sapeva tagliare e cucire la biancheria e i capi di vestiario femminili e maschili, fare le maglie e le calze, tessere al telaio, rammendare in modo raffinato, ricamare, lavorare all’uncinetto e fare pizzi e merletti.

come un angelo, era una leggenda.
Il sogno di ogni sposa era avere un baule nuovo, di quelli foderati con il coperchio bombato e di potervi conservare della biancheria ricamata da mostrare a tutti con orgoglio. Memorabile è il giorno in cui Angela può comprarsi non uno ma ben due di quelle meraviglie (pag. 272-273 del libro Angeli in ginocchio -La saga del popolo messapico -*Angela -Gli eredi dei Messapi).


Angela non è più su questa terra e, insieme alla sua vita, sono andate perdute le ricchezze innumerevoli del suo corredo, ma… i suoi bauli ancora racchiudono qualcuna delle meraviglie che hanno lasciato ammirate e sbalordite le anime semplici degli invitati, nel momento del cerimoniale nuziale che va sotto il nome di “giorno dei panni”.
Il passato è fuggito ma… il vento narra e narrerà sempre la storia di Angela; la mormora e la mormorerà sempre e ovunque, così che i valori di cui era intriso il suo mondo non muoiano, perché sono parte delle radici della sopravvivenza umana…










LE MERAVIGLIE DELLE VIRTÙ DI ANGELA




I centrini e le pezzoline trasformate in cose preziose


I pizzi e i merletti che tra le campagnole non si erano mai visti e che resero leggendaria la fama di Angela


















e… dulcis in fundo: le raffinate calze per lo sposo tessute a mano e legate insieme, con l’ultimo filo di lavoro, per evitare di spaiarle…