ANGELI IN GINOCCHIO
(La saga del popolo messapico)
APPROFONDIMENTI
La quadrilogia di questa opera ha la responsabilità della sopravvivenza o della perdita definitiva di usanze, abitudini, saggezze, conoscenza, ricchezze culturali e umane di una parte di umanità totalmente sconosciuta al mondo e non raccolta né registrata altrove.
Angeli in ginocchio (La saga dei Messapi) ospita nelle sue pagine il capitale antropologico e culturale italiano del passato relativo al teatro d’azione dei protagonisti e precisamente la preziosa campionatura rappresentata dai formicai umani vissuti sui contrafforti del massiccio del Pollino. Molteplici sono i personaggi dei vari volumi della saga e irrinunciabile è il canto della loro accorata essenza, ma, in queste pagine, sono le gioie e i dolori e, soprattutto, l’amore grande, imperituro ed epico a chiedere udienza. Vicissitudini e passione, intrighi ed epopee senza limiti, vita e morte, grandezze e squallori trasformano in parola scritta i moti dell’animo, l’incanto dei paesaggi, i passi in cammino e i venti storici che li conglobano nella fatalità di un destino ineluttabile.
Il primo libro, Angela (Gli eredi dei Messapi), è una cassaforte di identità storiche ed etnologiche e uno strumento utile a ricostruire e conservare l’ambiente e le traversie di popolazioni sconosciute al mondo, dimenticate nel divenire generazionale e di non trascurabile valore, in questa epoca che ha sostituito la trasmissione del sapere tra bisnonni, nonni, genitori, figli, nipoti e pronipoti con le finte culture delle cosmesi multimediali. I protagonisti del primo volume giganteggiano per la straordinarietà delle loro caratteristiche e per la storia d’amore con cui devono sconfiggere gli inarginabili eventi storici della seconda guerra mondiale e le altre guerre nella guerra con cui il destino incastona le loro piccole vite negli orizzonti infuocati della scacchiera mondiale e i loro sentieri interiori nelle tortuosità rapportate all’esposizione alla paura, alle privazioni e agli orrori.
Sono contadini, gualani, pastori, taglialegna, braccianti, “mulattieri”, artigiani, dai volti esposti alla furia degli elementi come le scisti dei crinali del Pollino, a fare da sfondo alle vicende intricate della storia d’amore narrata nel primo volume e a ridisegnare per il lettore il profilo delle antiche tradizioni e delle vite passate, che stormiscono nell’attimo letterario ignaro.
Le fontane, gli orti, i castagneti, i boschi, le creste innevate, le cime ventose, i cieli tersi o tempestosi, le aurore e i tramonti indimenticabili si fanno trama di parole e pensieri insieme al lirismo insito nelle grandezze e nelle miserie, nei calli, nelle intemperie e nei valori caldi come i camini accesi. Dialoghi e scambi verbali di gruppo fanno ammenda per l’impossibilità di effettuare un prelievo totale della realtà storica, ambientale e sociale; delineano, puntualizzano, arricchiscono, ampliano e completano il quadro generale del mondo narrato; si estendono, di volta in volta. alle occasioni proverbiali della narrazione, in modo proporzionato al loro irrinunciabile ruolo, simile a quello che i cori hanno nelle tragedie greche. Ambienti, personaggi ed eventi portano con sé il grido di una realtà passata che non ha più patria nella mente dei giovani e dei bambini del terzo millennio.
Angela è una storia che si svolge in località geografiche chiamate con il loro nome reale, tranne per le contrade originarie dei due protagonistii della complessa storia d’amore, identificate con un nome simbolico, poiché tali località rappresentano non solo l’atmosfera immaginaria, quella che apre alla narrazione e alla fantasia del lettore di qualunque estrazione e di qualunque latitudine, la porta del sogno e della dimensione fiabesca propria della letteratura di tutti i tempi, ma anche la porta invisibile che dorme in ogni mondo reale e che aspetta soltanto di essere risvagliata, per permettere ai “viaggiatori” della mente e della cultura di realizzare tutti i voli e tutte le escursioni cui il loro spirito inquieto saprà dare contorni più o meno onirici o definiti.
Questo romanzo fornisce, con le introspezioni profonde e i mosaici, di luoghi e di genti, trapunti qua e là dalla preziosa connotazione dei regionalismi, una raccolta pregiata di radici già svanite nel tempo che fu; evidenzia i paradossi di un progresso che non riesce a combaciare con la civiltà e porta a riflettere sulle saggezze dimenticate da accendere come lampade sugli errori sociali e storici da non ripetere. Questa prima sezione della raccolta, mentre canta l’autarchica civiltà contadina lucana ormai estinta, con mosaici umani e linguistici connaturati ai tempi, ai luoghi e ai personaggi, mette anche a dimora i semi della rivisitazione letteraria delle parallele dimensioni domiciliate nella protostoria del secondo e del quarto volume e nell’era a cavallo tra il primo e il secondo millennio del terzo volume. Il primo libro nasce da personaggi reali e da realtà storiche e le sezioni Eliade ed Egea nascono dall’anamnesi remota di tentacoli glotto-linguistici e archeologici che, dall’oriente, dalla Troade e dalla Siritide, giungono alla Val Sarmento e alle zone limitrofi e vi trovano “consanguineità” consistenti.
La sezione Virgilia, al contrario delle altre sezioni, che sono struggenti romanzi d’amore in chiave storica e protostorica, è un’opera di pregio fatta di pagine antologiche e della descrizione dolorosa del viaggio nella memoria, alla ricerca della parte di passato incistata dentro e fuori del sé geografico, corporeo e spirituale. Questo terzo volume della collana, pur avendo corpo, anima e storia sentimentale travagliata, è due cose: 1- il mondo contemporaneo in cerca della sua identità passata, da incidere come sentiero guida nell’identità presente e futura; 2- l’essenza pura e semplice della ricerca assoluta dell’amore; il grido con cui l’anima chiama, cerca e, infine, trova l’amore unico, grande, sempiterno, perenne, connaturato e irrinunciabile come il respiro.
Le sezioni Eliade e Egea, completamente romanzate, s’imperniano su canoni protostorici compatibili con le vicende messapiche narrate, con i ritrovamenti archeologici e con le ricerche contenute nel saggio Una leggenda chiamata Sarmento. Cantano l’eroismo epico, la saggezza, il connubio con le forze della natura, l’epopea della ricerca della terra in cui stanziarsi, l’amore, la morte e il fato e lo fanno con un linguaggio che, pur essendo moderno e lirico, è fedele alla semantica sine qua non dei personaggi di omerica memoria, in bocca ai quali il lessico dell’era mediatica- tecnologica sarebbe ridicolo o quasi blasfemo. Tutto, nelle quattro sezioni di questa saga, è proporzionato ai tempi delle vicende raccontate, ma la nascita di quest’opera non è immaginaria e non è un caso.
I fatti, i sentimenti, il linguaggio di tutte le sezioni si uniformano ai modelli e ai principi che decretavano il destino dell’uomo dei tempi di riferimento.